“Trattale male che ti seguiranno”: la seduzione secondo i politici, i preti e gli uomini insicuri!

 

Quando il disprezzo si traveste da fascino, non è amore: è controllo.

“Trattale male che ti seguiranno”: la seduzione secondo i politici, i preti e gli uomini insicuri

Ci sono uomini convinti che per conquistare una donna — soprattutto se bella, forte, indipendente — sia necessario trattarla con disprezzo.
Essere gentili? È da deboli.
Essere sinceri? Non funziona.
Meglio confonderla, ignorarla, dominarla psicologicamente. Una logica che suona familiare, vero? È la stessa che usano certi politici con i cittadini: più li inganni, più ti votano. Più li sfrutti, più ti seguono.

Questa dinamica non è nuova. È antica quanto il potere. Basti pensare a come, nei secoli, la Chiesa abbia trattato le donne: bollate come streghe, costrette al silenzio, sottomesse alla volontà maschile in nome della “morale”.
In fondo, che differenza c’è tra un prete del 1600 che accusa una donna di eresia perché pensa con la propria testa, e un uomo moderno che la chiama "arrogante" perché non si fa mettere i piedi in testa?

Il legame tra seduzione tossica e potere autoritario è profondo. E va analizzato, criticato, smascherato.

Il dominio travestito da fascino

Una delle peggiori bugie mai vendute agli uomini (e purtroppo anche a molte donne) è che per essere “attraente” devi essere arrogante, distaccato, un po’ bastardo.
È la base di molte “tecniche di seduzione” pseudo-psicologiche diffuse online, in video virali e forum maschili. In queste teorie:

1 - il rispetto è debolezza

2 - la vulnerabilità è una minaccia

3 - l'empatia è un errore

Secondo questa logica, se sei troppo gentile vieni visto come “noioso”, “senza carattere”, “non abbastanza uomo”. E quindi ecco il consiglio:
falle sentire che non vale nulla.
Non rispondere subito ai messaggi. Falla ingelosire. Umiliala con frasi velate di disprezzo (i famosi “neg”), così vorrà conquistarti per recuperare approvazione.
È un gioco malato, ma non nuovo: si chiama manipolazione emotiva.

Il problema è che queste “strategie” funzionano…
Ma solo su persone già ferite.
E il risultato non è una relazione sana, ma un legame tossico basato sull’insicurezza.

Il modello politico-religioso del controllo

Perché questo modello continua a funzionare, anche nel 2014?
Perché è lo stesso che vediamo applicato nel potere sociale e politico.
Il politico che mente, che tradisce, che umilia gli avversari e i cittadini, spesso viene premiato con consenso.
Perché?
Perché crea caos.
E nel caos, chi urla più forte, anche se dice sciocchezze, appare come un leader.

Allo stesso modo, nei secoli passati, la Chiesa ha usato la colpa, la paura e la sottomissione per mantenere il controllo.
Le donne che non si piegavano erano etichettate come streghe.
Quelle che si facevano notare erano pericolose.
Quelle che pensavano erano peccatrici.

In questo clima di terrore morale, il potere maschile si è travestito da “guida spirituale”.

Ecco perché ancora oggi certi uomini si comportano da piccoli inquisitori delle relazioni.
Guardano le donne con disprezzo, come se dovessero “purificarle” da qualcosa: l’autonomia, il desiderio, l’intelligenza.

Il danno sulle relazioni (e sulla società)

Chi vive secondo queste logiche non crea relazioni: crea dipendenze.
Non ama: domina. Non conquista: controlla.

Una donna trattata male in una relazione non sta vivendo amore, ma una forma di guerra psicologica.
E spesso, proprio perché cresciuta in una cultura che ha normalizzato la sottomissione femminile (dalla fiaba di Cenerentola fino ai reality odierni), può non rendersi subito conto della trappola in cui è finita.

Questi uomini non sono forti: sono spaventati.
Spaventati dall’idea di un amore che li metta in discussione.
Spaventati dal confronto, dall’emozione autentica, dal fallimento.
Per questo preferiscono la strategia della paura alla via del dialogo.
Ma così facendo costruiscono:

1 - rapporti fragili

2 - relazioni piene di rancore

3 - una società affettivamente immatura

Un nuovo modo di sedurre: rispetto, non potere

Il vero cambiamento parte da qui:
Dalla consapevolezza che l’amore non è potere, è reciprocità.
Non si seduce con il disprezzo, ma con la presenza. Con l’intelligenza. Con il rispetto.

Un uomo che sa amare davvero non ha bisogno di far sentire una donna “piccola” per sentirsi grande.
Sa accettare il confronto.
Sa ascoltare.
Non teme la libertà dell’altra persona, anzi, la valorizza.

E anche le donne hanno un compito cruciale in questo cambiamento:
riconoscere il valore di chi ama con autenticità,
e smettere di giustificare o romanticizzare comportamenti tossici.
Perché:

      Non è vero amore se devi sentirti sbagliata per meritartelo.

Riflessione Finale

Trattare male una donna per conquistarla non è seduzione: è una forma di dominio.
È l’ennesimo riflesso di un potere malato che abbiamo visto nei secoli,
dai pulpiti delle chiese ai palchi elettorali.

Ma oggi possiamo (e dobbiamo) fare meglio.
Possiamo costruire relazioni fondate su:

1 - rispetto

2 - parità

3 - onestà emotiva

Sedurre non vuol dire ingannare.
Non vuol dire abbattere l’altro per salire più in alto.
Significa camminare insieme.
E solo chi è davvero forte, dentro, può farlo senza paura.

Post a Comment

Nuova Vecchia

Advertisement!

Advertisment!