Quando Siamo Invisibili Alle Persone?
C’è un momento strano, che prima o poi arriva.
Stai parlando, o semplicemente sei in mezzo agli altri…
E ti rendi conto che non ci sei davvero.
Come se la gente ti guardasse, ma non ti vedesse.
Come se passassi nella vita degli altri senza lasciare traccia.
Quella sensazione di essere invisibile.
Che non è silenzio, né timidezza.
È un’assenza profonda. Quasi esistenziale.
Noi l’abbiamo vissuta.
Non una volta sola. Non in un giorno no.
Ma per mesi, anni interi, anche mentre cercavamo di “fare le cose giuste”.
Parliamo con una ragazza e lei sembra gentile, ma distante.
Usciamo con gli amici e ridiamo, ma dentro non ci siamo.
Facciamo sport, leggiamo, ci miglioriamo…
…ma poi ci guardiamo allo specchio e ci chiediamo:
“Perché nessuno si accorge di me davvero?”
La risposta non è comoda, ma è vera.
Non ci vedono… perché non ci siamo.
Non nel senso che non esistiamo.
Ma perché abbiamo spento il segnale.
Quel segnale sottile che dice: “Ehi, io sono qui. Vivo. Presente.”
Non si accende con un bel discorso.
Non si costruisce con le frasi giuste.
E nemmeno con il carisma in scatola dei video motivazionali.
Quel segnale è qualcosa che abbiamo perso senza accorgercene.
Perché per anni ci hanno detto di stare zitti.
Di non disturbare.
Di non desiderare troppo.
Di essere “buoni”, “normali”, “adatti”.
E piano piano, ci siamo chiusi.
Abbiamo iniziato a osservare invece di agire.
A pensare invece di sentire.
A parlare con la testa e non con il corpo.
A vivere da spettatori, convinti che fosse colpa nostra se nessuno ci vedeva.
Ma oggi siamo qui per una ragione:
Non per illuminare qualcuno.
Ma per riattivarci insieme.
Non per fingere di essere forti.
Ma per tornare vivi, presenti, caldi.
Non per insegnare, ma per raccontare come ci stiamo svegliando da quel torpore.
E lo facciamo con gesti piccoli.
Un approccio sincero, anche se traballante.
Un’esposizione in più, anche se fa paura.
Un silenzio fatto per sentire, non per nascondersi.
Essere “riconnessi” non significa diventare superuomini.
Significa esserci, davvero.
Anche nella fatica.
Anche nel dubbio.
Anche quando non sappiamo come andrà.
È lì che torni visibile.
Non perché sei perfetto.
Ma perché sei vivo, e il mondo lo sente.
Noi non vogliamo diventare “speciali”.
Vogliamo solo smettere di essere spenti.
E in questo cammino, ci siamo anche noi.
Con tutte le nostre paure, i nostri tentativi e i nostri giorni vuoti.
Ma una cosa la stiamo imparando:
La visibilità non si conquista, si risveglia.
E quando accade, non serve più urlare per farsi notare.