L’indecenza dello yacht senza elicottero e la guerra dimenticata

L’indecenza del lusso imperfetto

L'Indecenza del Lusso e l'Indifferenza della Guerra

Quando una bella donna si indigna per lo yacht sbagliato, e il mondo brucia senza dire una parola

Che spettacolo, davvero. Una donna così bella che anche l’aria si mette in tiro quando passa. Tacchi da giustiziere, sguardo da imperatrice decaduta e un vestito che, a vederlo, sembrava cucito direttamente sulle intenzioni. Una di quelle che non ha bisogno di dire che vale: lo fa dire al mondo intero, mentre lei si limita a controllare se il champagne è ben freddo.

Ma oggi no. Oggi era indignata.

No, non per il mondo, non per la guerra, non per i bambini sotto le bombe, no. Lei era indignata per lo yacht. Non un vecchio gommone, non una barca a vela arrugginita da crociera scolastica, no: uno yacht da milioni, bello, lucido, abbagliante. Ma "senza nemmeno il ponte di volo per l’elicottero". Uno yacht "di merda" — così, testuali parole. E l'ha detto come se avesse scoperto che qualcuno le aveva servito un gelato in un portacenere.

La scena aveva una sua perfezione tragicomica. Lei che si lamentava per quel dettaglio mancato come se le avessero strappato un pezzo d’infanzia. Io, lì vicino, che osservavo quel capolavoro d’estetica e decadenza mentre nella mia testa iniziava a prender forma una domanda silenziosa: “Ma cosa ci si deve permettere per trovare offensivo un lusso imperfetto?”

Poi, cambio canale. Bastano due tocchi sul telefono per passare dal ponte dello yacht alla miseria di Gaza, alla guerra in Ucraina, ai bambini scalzi nel fango, alle donne con il volto sfigurato dalla paura, agli uomini che tengono in mano un sacco vuoto e lo chiamano casa.

E nessuno, lì, si indigna per il "posto brutto". Non c’è nessuno che si lamenta perché "le strade non sono pavimentate" o perché "le case non hanno vista mare". Non c'è il tempo. E non c’è il privilegio.

In quei luoghi, l'indignazione estetica non esiste. Non perché sono più forti, ma perché non hanno mai visto altro mondo.

Eppure, il vero contrasto non è tra chi vive nel lusso e chi nella polvere. Il contrasto vero è tra chi chiama indignazione ciò che è solo capriccio estetico e chi invece non ha più nemmeno lo spazio mentale per indignarsi, perché è troppo occupato a sopravvivere.

E allora, mi chiedo: quando una persona si indigna per un dettaglio mancante in un contesto di lusso, è ancora umana o è diventata una caricatura del proprio privilegio?

Forse quella ragazza non lo sapeva, ma il suo disprezzo per lo yacht era la vera oscenità. Non il suo corpo perfetto. Non le sue gambe da statua greca. Non il suo seno spavaldo e il suo profilo da dea capricciosa. Ma il modo in cui ha trattato l’eccesso come se fosse miseria.

Quella frase: "Uno yacht senza ponte di volo è uno yacht di merda" — risuonava nella mia testa mentre guardavo le immagini di bambini sotto le macerie, con le lacrime che rigavano un viso che ancora non ha visto compleanni, né yacht, né nemmeno un'infanzia normale.

Cos’è, allora, l’indecenza?

L’indecenza è quella di chi confonde l’eccellenza con la norma e si offende quando la realtà non le lecca le scarpe. L’indecenza è quella di chi non ha mai sentito il rumore di una bomba, ma si traumatizza se il vino ha due gradi in meno. L’indecenza è lamentarsi del lusso imperfetto mentre la gente perfettamente muore.

Io non so più dove finisce il corpo e inizia il ridicolo, ma oggi ho visto il confine tra il desiderio autentico e la pornografia dell’insoddisfazione.

Chi ha vissuto davvero la fame non disprezza il pane appena cotto solo perché manca il sesamo sopra. Chi ha camminato nei deserti non rifiuta una pozza d’acqua perché non è in bottiglia. Chi ha amato davvero, non chiede un elicottero per sentirsi importante.

E mentre lei si allontanava, l’amica perfetta e insoddisfatta, lasciandosi dietro una scia di profumo e fastidio, io guardavo il mare e pensavo: la vera bellezza, a volte, non è nell’indignarsi. È nel saper dire grazie. Anche quando non c’è il ponte di volo.

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