Quando il disagio non è trauma, ma lucidità
Come distinguere l’inferiorità energetica dalla ferita interiore
Nel mondo della crescita personale c’è una frase che gira come un mantra mal interpretato:
Se provi disagio, è perché hai un blocco da guarire.
Ma non sempre è così.
A volte il disagio non è una ferita da sanare, ma una bussola che ti avvisa che stai abbassando il livello.
Non è trauma. È lucidità.
Non è fragilità. È discernimento.
Non sei in crisi. Sei troppo sveglio per rimanere in quella stanza.
Il corpo sa quando qualcosa è stonato
Hai mai notato quella sensazione quando parli con qualcuno e…
ti senti “sotto tono”, ti viene da chiuderti, senti il bisogno di scrollarti via la conversazione appena finisce?
Molti ti direbbero: “Guarda dentro. C’è qualcosa in te da guarire.”
Ma a volte la risposta è molto più semplice:
Quella persona è troppo indietro per te.
Troppo mentale.
Troppo finta.
Troppo scollegata dal corpo, dalla verità, da sé.
E il tuo sistema… lo sente.
Quando ti senti a disagio… per non mancare di rispetto
A volte il disagio nasce non tanto dalla persona davanti a te, ma dalla promessa di fiducia che hai fatto verso qualcun altro.
Hai dato retta a un amico che ti ha detto:
Lui è competente, fidati.
E allora ti sei fidato.
Non di lui, che non conoscevi,
ma dell’amico che hai rispettato.
Poi, sul campo…
vedi che questa persona non sa quello che fa.
Che dopo tre approcci è ancora più confuso.
Che ti mette a disagio non perché sei fragile,
ma perché stai forzando una stima che il tuo corpo non prova.
E lì nasce il corto circuito:
- non vuoi mancare di rispetto,
- ma non riesci nemmeno a fingere.
Allora il disagio cresce.
E non è trauma.
È lucidità in conflitto con la diplomazia.
E il corpo lo sente.
Sto trattenendo la mia vibrazione per non mandarlo a fanculo.
Non tutto ciò che ti disturba è un trauma.
Spesso, quando evolvi, il tuo campo cambia. Inizi a vibrare in modo diverso. Le parole, i gesti, gli sguardi… hanno un altro peso.
E le persone che vivono ancora nel teatro delle maschere, nelle frasi preconfezionate, nei ruoli di plastica… ti creano disagio.
Non perché sei fragile.
Ma perché non ci stai più dentro.
E allora… il disagio non è il nemico.
È il tuo alleato più sincero.
Come distinguere i due tipi di disagio?
Disagio da trauma:
- È accompagnato da paura, tremore, voglia di fuggire.
- Si attiva con persone che ti “toccano” nei punti non risolti.
- Ti fa sentire piccolo, esposto, giudicato.
Disagio da lucidità:
- È calmo, ma netto.
- Non vuoi scappare: non ti interessa restare.
- Non c’è rabbia. Solo una chiara distanza energetica.
- Non è personale. È come dire: “Non parliamo la stessa lingua.”
- Spesso nasce dal rispetto forzato che stai cercando di mantenere.
In quel caso…
non devi guarire.
Devi solo alzarti e andare oltre.
La libertà è anche sapere chi non merita la tua vibrazione.
Essere svegli non significa includere tutti. Significa riconoscere dove crolla la tua energia… e non offrirla più.
Quindi sì:
se senti disagio con certe persone, forse sei tu che sei troppo avanti, e loro ancora non ci arrivano.
E non è arroganza. È trasparenza.
Il vero apprendista seduttore non si mescola con chi vibra basso.
Non per sentirsi superiore…
ma per non sentirsi più inferiore a se stesso.
Impara a leggere il disagio.
A volte non ti sta parlando del tuo passato…
ma del tuo presente che merita di più.