Troppi Metodi, poca Musica dal Vivo

Il Circo dell’Anima – Sedurre senza trucco, cantare senza copione

La Verità non si Insegna (ma si Sente).

Siamo più di sette miliardi su questo pianeta.
Tanti esseri umani, tanti sogni, ma anche… tanti pagliacci.
Eppure, pochi veri circhi.

C’è chi giura di sapere, chi insegna come si fa, chi vende la mappa per arrivare al cuore altrui – ma c'è sempre quella sensazione che manchi qualcosa.
Che anche “chi sa”, in fondo, stia recitando una parte.
E che gli altri siano diventati bravissimi a trovare le falle negli altri, e a ignorare le proprie.

Nel mondo della seduzione – e non solo lì – è tutto un proliferare di maestri, manuali, strategie.
Ma se gratti via la patina, spesso trovi l’ossessione del controllo.
Come se amare, attrarre o farsi amare fosse una questione di checklist.

Ma la seduzione – quella vera – non è un’operazione matematica.
È più simile al canto.

Un apprendista seduttore, in fondo, è come un cantante.
Ma non uno da talent show, che imita altri e cerca di essere “tecnicamente perfetto”.
Piuttosto, uno che canta quello che sente dentro.
Anche se è stonato. Anche se ha paura.

Solo che per farlo serve coraggio.
Perché chi canta davvero quello che ha dentro, si espone.
E chi si espone, spesso viene zittito dal rumore.
Il rumore dei corsi, dei “metodi infallibili”, dei guru dell’emotività e dei tutorial su YouTube.

Tutti vogliono insegnarti a essere autentico,
ma pochi ti dicono che l’autenticità non si insegna. Si attraversa.

E qui arriva il nodo:
Come fa chi vuole “cantare da dentro” a convivere con la pornografia?

E non solo quella esplicita, ma anche quella emotiva.
Quella dei sentimenti preconfezionati, degli ideali plastificati, delle relazioni da vetrina.

La pornografia, in fondo, è tutto ciò che ci fa credere che esista un
modo giusto per desiderare,
per essere desiderabili,
per amare.

Ti mostra il risultato, ma non il processo.
Ti dà l’effetto, senza la causa.
È un playback dell’intimità.

Ma chi canta da dentro – chi si avvicina all’altro con verità, con timore, con presenza
non ha il lusso di recitare.
Deve esserci.

E allora forse non è che servano meno pagliacci.
Forse servono più circhi.

Spazi dove anche l’errore sia contemplato,
dove si possa imparare cadendo,
dove la vulnerabilità non sia una colpa, ma una lingua madre.

Dove chi non sa ancora cantare bene,
possa almeno iniziare a canticchiare con la propria voce.
E non con quella di qualcun altro.

In un mondo dove tutti cercano il metodo,
l’unico gesto davvero sovversivo è:

mettersi a cantare – davvero – senza microfono.

Post a Comment

Nuova Vecchia

Advertisement!

Advertisment!