Diventare Apprendisti Seduttori
Decidere davvero di diventare un apprendista seduttore è una scelta difficile, complessa, e spesso solitaria. È una di quelle decisioni che, a pensarci bene, assomigliano a quelle di chi decide di diventare un calciatore professionista.
Pensa ai tuoi amici. Quanti di loro hanno mai detto sul serio: “Voglio diventare un calciatore”? Non a parole, ma nei fatti. Allenamenti, sacrifici, competizione, studio costante del gioco, partite ogni settimana… e, soprattutto, la forza di esporsi, di farsi vedere, di sbagliare davanti agli altri. Lo stesso vale per chi decide di diventare un vero apprendista nella seduzione: una figura rara, spesso incompresa, ma capace di affrontare il mondo con coraggio, sensibilità e voglia di crescere.
O sei cresciuto in un ambiente che ti ha abituato fin da giovane a stare in campo, o difficilmente saprai cosa vuol dire davvero giocare.
Io, ad esempio, ricordo bene gli anni dell’adolescenza nella Riviera Romagnola. Lì, chi lavorava nei locali notturni o chi semplicemente usciva la sera, aveva l’opportunità continua di parlare con persone diverse, di osservare, di rischiare. Bastava passeggiare sul lungomare o fermarsi sulla spiaggia per incrociare decine di sguardi. Non c’erano cellulari. L’unico modo per conoscere qualcuno era guardarlo negli occhi, iniziare a parlare, lanciarsi.
Era tutto molto più spontaneo, diretto, umano. Come giocare a pallone in un campetto di periferia: nessuna telecamera, ma tanta realtà.
Oggi, invece, con l’arrivo di Internet, delle app, dei social e delle mille distrazioni virtuali, diventare un vero apprendista della seduzione è ancora più complesso. È come voler diventare calciatore in un’epoca dove il talento non basta.
Servono conoscenze. Servono alleanze. Serve una rete.
Esattamente come un calciatore ha bisogno di un bravo procuratore, un preparatore atletico, un nutrizionista, un fisioterapista, anche un apprendista seduttore ha bisogno di riferimenti: mentori, amici consapevoli, esperienze vissute, confronti sinceri. Non bastano i video su YouTube o i corsi online. Serve campo. Serve presenza.
E poi c’è un altro aspetto, forse ancora più concreto.
Pensa a chi decide di aprire un’attività: un ristorante, un negozio, una palestra, oppure – facciamo un esempio preciso – una concessionaria d’auto.
Tu apriresti mai una concessionaria se non avessi la garanzia che la casa automobilistica da cui prendi le auto sia in grado di fornirti modelli validi, affidabili, duraturi nel tempo?
Apriresti mai sapendo che domani potrebbero smettere di costruire auto di qualità?
Ovviamente no.
Chi investe davvero in qualcosa pretende garanzie.
Pretende una rete solida intorno. Pretende visione a lungo termine.
Ed è lo stesso nel campo della seduzione.
Non si può crescere davvero se si è circondati da superficialità, da frasi fatte, da modelli copiati male.
Ci vuole un contesto che nutra. Che sfidi. Che ispiri.
Un contesto che ti permetta di essere vero, di imparare davvero, di evolverti giorno dopo giorno.
E allora ti domando: quanti ragazzi o ragazze conosci che hanno davvero deciso di diventare bravi apprendisti in questo campo?
Quanti hanno scelto di mettersi in gioco, di sbagliare, di imparare da ogni sguardo, da ogni silenzio, da ogni parola mal detta?
Perché, proprio come nello sport, nella seduzione non si finisce mai di imparare.
Ogni incontro è un allenamento. Ogni emozione, un’occasione. Ogni esperienza, un passo avanti.
Il punto non è “diventare il migliore”, ma scegliere consapevolmente di stare in campo. Di allenare l’arte del contatto umano, dell’empatia, della presenza. Di trasformare la propria crescita personale in una danza relazionale, dove nulla è scontato e tutto può insegnare.
Essere apprendisti, oggi più che mai, significa non accontentarsi di vivere in panchina.
Significa scegliere di esserci. Con tutto se stessi.