Quando la Carica Interiore non Bastò a far Partire un Sogno

Un viaggio di crescita e speranza, dove ogni scelta porta con sé una nuova possibilità.

Ogni passo ci avvicina alla destinazione, ma è il cammino che ci trasforma

Oggi sto riflettendo su molte cose. Una di queste è che un’era è finita. Un'era che ha avuto il suo inizio prima del 2000, quando eravamo giovanissimi, pieni di energia e progetti. Forse troppo giovani per essere presi sul serio, nonostante la nostra enorme carica interiore. Ma eravamo determinati a far decollare qualcosa che avrebbe potuto rivoluzionare il concetto di seduzione e educazione sentimentale.

Avevamo in mente un progetto grandioso, qualcosa che nessuno aveva tentato prima: un reality sulla seduzione. Un programma che avrebbe dovuto mettere in luce dinamiche autentiche e naturali, sfidando le convenzioni del tempo. 

Avevamo già pronte tutte le basi: la redazione, le persone, l’entusiasmo, le idee. Eppure, non è partito nulla. Era il 2005, un periodo in cui molte cose sono andate perse, ma oggi, a distanza di anni, mi rendo conto che quell’esperienza e quel poco di materiale che abbiamo sono già tanto. E questo voglio condividerlo qui, su questo nuovo sito. Perché, in fondo, credo che ci sia ancora un valore profondo nelle cose che non sono mai andate a buon fine, nelle idee che non si sono realizzate, nei sogni che non si sono materializzati come avremmo voluto.

Mentre riflettevo su tutto questo, mi è venuto in mente un episodio che accadde proprio all'inizio di questa lunga avventura. C’era una ragazza che mi colpì particolarmente una sera, in un locale di Riccione. Era bellissima, e decisi che l'avrei conquistata. Mi avvicinai a lei in modo gentile, ma deciso, senza essere invadente. Sembrava che tutto stesse andando bene, lei accettava il mio interesse e sembrava rispondere positivamente. Poi, decisi di fare il passo successivo, di baciarla. Ed è in quel momento che tutto cambiò.

In un attimo, il suo corpo si irrigidì, il suo atteggiamento divenne freddo e distante. La distanza tra di noi si fece subito evidente. Nonostante i miei tentativi di coinvolgerla con gentilezza, lei sembrava alzare barriere sempre più alte. Eppure, in qualche modo, non volevo arrendermi. Decisi di continuare a mostrarle il mio interesse, sperando che magari, più avanti, si sarebbe sciolta, che avrei trovato un modo per abbattere quelle barriere.

Il mio pressing durò per qualche ora, sempre educato, sempre attento. Ma, ad un certo punto, mi resi conto che stavo rischiando di diventare fastidioso. Non era più il caso di insistere. Mi allontanai, e andai a parlare con i miei amici, lasciando perdere, anche se dentro di me non volevo farlo.

Poi, proprio quando stavo per andarmene dal locale, la incontrai di nuovo. Lei mi si piantò davanti, e quando mi preparai a salutarla, mi chiese con un tono inquisitorio: “Ma non ti interesso? Perché te ne stai andando via?” Rimasi sorpreso, quasi perplesso. Non avevo ancora capito che il suo comportamento era solo una messa in scena, una sorta di test.

Era chiaro: il suo rifiuto non era un vero rifiuto. Era solo un gioco, una provocazione. Voleva vedere fino a che punto ero disposto a spingermi, fino a che punto avrei continuato a cercarla nonostante i suoi segnali di indifferenza. E da quell’esperienza, ho imparato una cosa importante: molte donne, inconsapevolmente o volutamente, amano fingere il rifiuto.

Il rifiuto, spesso, non è un “no” definitivo, ma una prova da superare. Un’ulteriore barriera da abbattere per testare l’interesse reale e la perseveranza dell’uomo. Quella che sembra una pagliacciata, in realtà è una mossa strategica per capire quanto davvero l’uomo sia interessato, quanto sia disposto a investire.

E da quel momento, ho capito una cosa fondamentale: la seduzione non è mai solo una questione di attrazione fisica o di parole dolci. È un gioco psicologico, un continuo test reciproco. Un gioco in cui la pazienza, la determinazione e la capacità di non arrendersi mai fanno la differenza.

Questo è solo un piccolo frammento di quello che abbiamo vissuto in quegli anni, un’epoca che ora, in qualche modo, sembra essere terminata, ma che ha lasciato molto da riflettere. Un'era che è finita, ma che forse ha ancora qualcosa da insegnare, da condividere. E questo è ciò che voglio fare su questo nuovo sito: portare alla luce tutto ciò che in passato sembrava perduto.

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