Non Si Vive Senza Un Obiettivo Da Raggiungere


Apprendisti Seduttori

Non Si Vive Senza Un Obiettivo Da Raggiungere

Ognuno di noi può riconoscere le trappole che i monoteisti ci tendono quotidianamente, osservando come utilizzano frasi tipiche che sono diventate parte del nostro linguaggio comune. I monoteisti sono dei “veri” cabarettisti, ma non fanno ridere affatto, poiché, anziché portare gioia, ci fanno perdere tempo, energia e voglia di vivere. Le loro parole sono strumenti di controllo mentale che ci ingabbiano in un ciclo di colpa e vergogna.

I monoteisti sono tra noi. Possono occupare posti di potere come politici, magistrati, direttori di giornali, psicologi, opinionisti, capi istituzionali e religiosi. Ma non è l'attività che li definisce, bensì la loro ideologia. Un'ideologia che si fonda sulla sottomissione e sull'idea del "dio padrone", un’entità che decide il nostro destino e ci impone una visione del mondo che limita la nostra libertà. Questi monoteisti possono essere anche genitori, fidanzati, amici, colleghi di lavoro o semplicemente conoscenti. Ovunque ci giriamo, c'è chi cerca di imporci il proprio pensiero unico, senza permetterci di esplorare alternative o di sviluppare una visione indipendente.

Non si vive senza un obiettivo da raggiungere, ed è proprio l'obiettivo dei monoteisti quello di farci sentire colpevoli di cose che esistono solo nella loro fantasia malata. Questo meccanismo di controllo si nutre delle nostre insicurezze e sfrutta la nostra paura del giudizio per mantenerci sotto il loro dominio. Le frasi che usano più spesso sono raffiche di parole a vanvera che servono solo a vantarsi di conoscenze che in realtà non possiedono affatto, ma che ci vengono imposte come verità assolute.

Le parole vuote che sentiamo ogni giorno rivolte a noi o ad altri non sono mai pensate per sostenerci, ma per annientare ogni forma di autonomia e libertà. Con i monoteisti non si può mai discutere, perché secondo loro noi saremo sempre inferiori e non saremo mai in grado di capire la loro grandezza. Essi non sono interessati al dialogo o al confronto; il loro scopo è quello di sminuire chiunque provi a metterli in discussione, alimentando la narrativa della superiorità e della necessità di sottomissione.

Un esempio lampante di questa mentalità è come, spesso, ci propongano affermazioni senza giustificazioni concrete, come quella che "le donne inglesi sono meglio di quelle italiane", semplicemente perché l’hanno detto loro. Queste affermazioni non sono mai accompagnate da una vera spiegazione o ragione, ma sono usate come strumento di svalutazione di un'intera cultura, alimentando l'idea che la loro visione del mondo sia quella superiore e che chi non la condivide debba accettare senza chiedere il perché. Questo esempio evidenzia come, nel loro gioco di manipolazione, l'autoimposizione di un'idea senza alcun fondamento sia uno dei metodi più subdoli per farci sentire inferiori e dipendenti da loro.

Una frase tipica che ci dicono spesso è: "E allora pensi di essere tu quello perfetto?" Questa domanda, apparentemente innocua, è un strumento di manipolazione psicologica: una trappola che cerca di farci sentire inadeguati, non solo nei confronti di loro, ma anche nei confronti di noi stessi. In realtà, ciò che stanno facendo è proiettare su di noi le proprie insicurezze e rinfocolare il senso di colpa che ci impedisce di evolverci. Ogni loro affermazione è finalizzata a spingerci a dubitare di noi stessi, a minare la nostra fiducia e a farci dipendere dalla loro visione del mondo.

Ogni cosa che i monoteisti fanno o dicono è sempre finalizzata a svalutare o ricattare gli altri – le loro pecorelle smarrite. Si sentono superiori e usano questa superiorità per dominare e controllare chi li circonda. La loro illusoria "grandezza" non è altro che una strategia per mantenere il loro potere, per creare un sistema di credenze rigido che impedisce la crescita individuale e collettiva.



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