Obiettivi, Dubbi e Ricerca di Prove
In questi ultimi tempi, riflettendo su alcuni aspetti della comunicazione e sul modo in cui ci influenzano, mi sono reso conto che c'è una grande differenza tra due approcci apparentemente lontani tra loro, ma che in realtà condividono la capacità di influire profondamente sulle nostre menti e sulle nostre emozioni. Da un lato, ci sono gli “Apprendisti Seduttori”, che, nel mio vissuto, rappresentano una forma di comunicazione che stimola il pensiero, la crescita e la riflessione individuale. Dall'altro, ci sono gli “Sputtanatori”, personaggi che popolano i media e i talk show, che usano la parola come un'arma per distruggere, per polarizzare e per imporre un’unica visione della realtà.
Ricordo i tempi in cui ero circondato da ragazzi che studiavano fisica nucleare, biologia, neuroscienze e medicina. Questi ragazzi non cercavano di “imporre” la loro verità, ma erano sempre impegnati in un dialogo continuo, spesso animato, per cercare di esplorare, comprendere e mettere in discussione le idee. La loro comunicazione era una forma di confronto costruttivo, dove ogni parola era un tentativo di arrivare a una comprensione più profonda. Quando litigavano su determinati punti di vista, non si trattava di cercare di prevalere sull'altro, ma di esplorare il pensiero dell’altro, di cercare di capire meglio la posizione dell’altro, e questo era quello che rendeva il loro confronto così interessante e potente.
In un contesto come questo, se avessi voluto “vender loro un concetto”, un'idea di qualsiasi tipo, l'avrei fatto cercando di stimolarli a esplorarlo a modo loro, con la loro unicità, piuttosto che imporre loro una visione o una verità assoluta. La bellezza di quel gruppo era proprio nella libertà di esplorare i concetti insieme, senza alcuna pretesa di avere la verità finale. La loro comunicazione era aperta, dinamica, e il confronto non era visto come una battaglia da vincere, ma come una possibilità di crescita reciproca.
Dall'altro lato, però, ci sono gli “Sputtanatori”. Questi personaggi sono ormai una presenza costante nei media: personaggi che, invece di stimolare il pensiero, cercano di minare la credibilità dell’altro, di distruggere le sue argomentazioni attraverso attacchi verbali e manipolazioni. Gli Sputtanatori usano le parole come un'arma, un po' come una "scossa elettrica" che ci scuote dal nostro pensiero critico e ci costringe a reagire emotivamente. Quello che fanno è cercare di imporre la loro verità, di spingere gli altri ad accettare la loro visione del mondo senza alcuno spazio per la riflessione o la discussione. Questi attacchi non solo minano la possibilità di un confronto genuino, ma lasciano anche poco spazio a una crescita autentica, poiché il loro obiettivo non è quello di arricchirci, ma di ridurre il pensiero critico a una reazione emotiva automatica.
La differenza tra gli Apprendisti Seduttori e gli Sputtanatori sta nel modo in cui le parole vengono usate: nel primo caso, c’è sempre la spinta a stimolare l’esplorazione, a portare ogni singola persona a riflettere con la propria unicità. Gli Apprendisti Seduttori, con la loro consapevolezza della complessità delle relazioni umane e del potenziale di ogni individuo, cercano di far crescere gli altri senza imporre loro alcuna verità. In altre parole, sono consapevoli che ogni persona ha il proprio percorso, la propria evoluzione, e non si sentono in dovere di forzare nessun risultato.
Al contrario, gli Sputtanatori mirano a risolvere i dubbi, le incomprensioni o le differenze in modo unilaterale. Il loro obiettivo non è quello di stimolare un dialogo, ma di abbattere chiunque non condivida il loro punto di vista, minando l'autonomia di pensiero di chi li ascolta e imponendo una visione monolitica del mondo.
Questo confronto mi ha fatto riflettere sul valore del pensiero critico e sull’importanza di proteggere la nostra libertà intellettuale. La consapevolezza che ogni parola, ogni dibattito, ogni confronto può essere usato per stimolare una crescita autentica, ma anche per manipolare e annientare la nostra capacità di pensare autonomamente, è ciò che ci permette di orientarci in un mondo sempre più complesso.
In definitiva, credo che il vero potere delle parole risieda nella loro capacità di liberare, di farci riflettere, di aprire porte che altrimenti sarebbero chiuse. Ma, affinché questo possa accadere, è essenziale scegliere la giusta modalità di comunicazione, quella che permette a ciascuno di esplorare, crescere e, soprattutto, di pensare con la propria mente e secondo la propria unicità, senza essere costretto a conformarsi a una verità imposta.
La riflessione che scaturisce da tutto questo è che possiamo scegliere il tipo di comunicazione a cui ci esponiamo. Possiamo decidere di immergerci in un dialogo che stimola il nostro pensiero, in un confronto che ci arricchisce, oppure possiamo essere vittime di una comunicazione che cerca solo di abbattere, di distruggere e di imporre un’unica visione. Sta a noi riconoscere la differenza e scegliere consapevolmente su quale tipo di “verità” vogliamo basare il nostro pensiero.