Costruire un’Identità!
In un mondo che premia l'apparenza, il successo immediato e il riconoscimento da parte degli altri, molti di noi si trovano a costruire la propria identità non su ciò che siamo veramente, ma su ciò che possiamo ottenere. Questo processo di creazione dell'identità è spesso incentrato su come vogliamo essere visti dagli altri, piuttosto che su una riflessione autentica e profonda su chi siamo e cosa vogliamo veramente nella vita.
Per comprendere questo fenomeno, è utile pensare a come molte persone, in contesti diversi, cercano di costruirsi un’identità partendo da ciò che è apprezzato o desiderato dalla società. Questo è un processo che parte da un concetto molto semplice: per definire chi siamo, ci rifacciamo agli altri. Quando eravamo adolescenti, ad esempio, la costruzione della nostra identità avveniva spesso attraverso ciò che odiavamo, ciò che respingevamo, più che su quello che amavamo. Il gusto musicale, le opinioni politiche, la religione: tutte queste scelte diventavano un modo per definire il nostro “essere” rispetto a quello che non eravamo o non accettavamo. "Non ascolto quel genere di musica", "Io non mi conformo a quel pensiero", "Quella filosofia non fa per me": queste affermazioni, spesso cariche di negatività, erano la base con cui delineavamo un confine tra noi e gli altri.
Anche oggi, come adulti, continuiamo a costruire le nostre identità non su una conoscenza profonda di noi stessi, ma su ciò che possiamo ottenere. Nella vita sociale, ad esempio, costruire un’identità seducente, affermativa, in grado di attrarre e generare attenzione, diventa un obiettivo primario. Un uomo, per esempio, potrebbe concentrarsi sull’idea di diventare il tipo di persona che attira l'attenzione altrui – non per un’autentica evoluzione del proprio carattere, ma per riuscire a ottenere approvazione, adesione o anche solo ammirazione. Questo tipo di comportamento non riflette chi siamo veramente, ma come vogliamo essere percepiti, ciò che vogliamo ottenere da una determinata interazione.
L’esempio del musicista, come me, che si è confrontato con il palcoscenico e la creazione musicale, è illuminante. Come musicisti, la nostra identità si plasma spesso non solo sul suono che vogliamo creare o sulle esperienze che vogliamo vivere, ma anche sulla risposta del pubblico. La nostra performance, che si fonda su passione, creatività e ricerca personale, è inevitabilmente influenzata dal desiderio di essere apprezzati, applauditi, riconosciuti. Se per un artista la musica è una forma di espressione profonda e intima, il pubblico che lo ascolta diventa il veicolo attraverso il quale l’artista può affermare la propria identità. La paura del giudizio, il timore del fallimento o l'ansia di non essere all'altezza degli standard altrui sono realtà concrete che ci spingono, a volte inconsciamente, a modellare la nostra identità su ciò che ci permetterà di essere accettati o apprezzati.
Allo stesso modo, nel mio blog "Apprendisti Seduttori", che affronta la tematica della seduzione, molte persone si trovano ad agire secondo modelli che non riflettono il loro vero sé. L'idea di "sedurre" diventa, per alcuni, un'arte da perfezionare solo per ottenere il risultato che cercano: l'attenzione dell'altro, l'approvazione, la conquista. La seduzione, invece, dovrebbe essere un atto genuino di connessione, un'espressione di chi siamo realmente e di come ci relazioniamo con il mondo. Ma troppe volte ci si perde nel gioco dei "trucchetti" e delle strategie, dimenticando che l'autenticità e la sincerità sono le uniche chiavi per costruire una vera connessione.
In questa continua ricerca di approvazione esterna, l'identità che costruiamo è fragile, perché non si basa su un'autoconsapevolezza profonda, ma su un'immagine che riteniamo essere desiderabile o ammirata. Eppure, questa strada non porta mai a una realizzazione duratura. Perché, mentre cerchiamo di ottenere approvazione o riconoscimento da fuori, la parte più autentica di noi resta in ombra. La nostra vera identità, quella che non dipende da ciò che possiamo ottenere, ma da ciò che siamo veramente, rimane nascosta dietro un velo di finzione e desiderio di piacere agli altri.
La vera sfida, allora, è imparare a costruire la nostra identità non sulla base di ciò che possiamo ottenere, ma su chi siamo realmente. Questo significa fare un passo indietro e riflettere: cosa voglio veramente dalla vita? Cosa mi appassiona davvero? Come posso crescere senza dipendere dal giudizio degli altri? In un mondo dove siamo costantemente bombardati da messaggi di successo, bellezza, perfezione, l’autenticità diventa un atto di resistenza. Non c'è niente di più potente, infatti, che essere se stessi in un mondo che cerca di forzarti a essere qualcos'altro.
In conclusione, la costruzione di un’identità solida e autentica non dovrebbe dipendere dai risultati che possiamo ottenere o dalla validazione esterna che possiamo raccogliere. Dobbiamo imparare a separarci dall'idea che siamo ciò che facciamo per gli altri, o che l'accettazione sociale debba definire il nostro valore. L’identità più potente è quella che nasce dall'interno, dall’autoconsapevolezza e dalla comprensione profonda di ciò che siamo, senza dover dimostrare nulla a nessuno. E questa è una scoperta che, alla fine, libera la nostra creatività, le nostre passioni e la nostra vera essenza.