Anche se gli antichi greci la chiamavano la Dorata e la Sorridente, Venere è in primo luogo «portatrice di tentazioni che trasgrediscono l’ordine etico e prescindono dalla giustizia», spiega Hillman in questo saggio profondo, pieno di sorprese, illuminato da un ininterrotto fuoco di immagini e intuizioni. Il concetto di Venere come forza che sconvolge gli equilibri etici e morali è affascinante: non solo una dea della bellezza e dell'amore, ma anche una potente provocatrice, capace di far emergere quei desideri e impulsi che spesso vengono tenuti sotto controllo dalla razionalità e dalle convenzioni sociali. La sua natura ambivalente, che oscilla tra l’estetico e il trasgressivo, ci invita a guardare la vita sotto una luce diversa, a riconoscere quanto la bellezza possa essere anche rivelatrice di verità che la morale ufficiale tende a ignorare o reprimere.
I seguaci di Afrodite, coloro che le fanno da seguito e portano i suoi doni, che «imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire», sono stati relegati troppo a lungo, nella nostra civiltà, «a un rango inferiore e banale, né serio né morale». In questo passaggio, Hillman ci fa riflettere sul trattamento storico di coloro che, in una società che privilegia la razionalità, l’etica e la logica, si sono lasciati influenzare dal fascino di Venere. Spesso etichettati come frivoli, superficiali e privi di profondità, i seguaci di Venere sono stati visti con sospetto, quando invece il loro modo di vivere, che celebra il piacere dei sensi e la bellezza, rappresenta una forza vitale potente, capace di ridisegnare il nostro modo di vedere il mondo e noi stessi.
Ma chi si consacra ad Afrodite può anche diventare completamente pazzo, bugiardo, maniacale e crudele. Per questo, Hillman l’ha voluta «invitare nella psicologia». La psicologia, spesso dominata da approcci che privilegiano la razionalità e l'analisi profonda dell’inconscio, ha storicamente escluso la potenza delle emozioni superficiali o "improprie" come quelle associate alla bellezza e all’attrazione sensoriale. Afrodite, con la sua connessione alla sensualità e all’irrazionale, porta con sé anche il pericolo dell'eccesso, del fuoco che divampa senza controllo, ma allo stesso tempo è una forza che ci invita ad abbracciare la nostra natura completa, senza censura, senza paura di esplorare anche gli angoli più oscuri dell’anima.
Hillman ha voluto «immaginare una psicologia che sviluppi idee e prassi in modo a lei più affine», un approccio che non escluda la bellezza come parte integrante dell’esperienza psicologica umana. Non si tratta di fare della psicologia una disciplina estetizzante, ma di riconoscere che la bellezza è un aspetto fondamentale della nostra vita psichica. È un richiamo alla consapevolezza di ciò che ci muove interiormente, un invito a riscoprire la dimensione sensibile e la forza espressiva dei nostri desideri, che sono troppo spesso soppressi o ignorati dalla psicologia tradizionale.
Si tratta anzitutto di capire «dov’è la bellezza nella psicologia». Perché finora «nelle sue teorie, nella formazione degli psicoterapeuti, nel linguaggio che parlano e scrivono, perfino nei loro vestiti, il loro disprezzo per l’apparenza insulta Afrodite restringendo l’idea di anima alla sola invisibile interiorità degli esseri umani». La psicologia esplora il cuore umano ignorando che il desiderio essenziale del cuore non è solo quello dell’amore, ma anche quello della bellezza. Hillman ci sfida a pensare alla bellezza come a una forza che potenzia la nostra esistenza psichica, un cammino che non è solo razionale, ma anche sensuale e vissuto nel corpo. La bellezza, in questo senso, non è solo qualcosa da osservare o contemplare, ma un processo che risveglia la nostra anima, ci collega alla vita, ci rende più vivi e più autentici nel nostro essere nel mondo.
Perché quest’infelice rapporto tra psicologia e bellezza? Il fatto è che Venere, spiega Hillman, «è rimasta intrappolata nel dilemma fondamentale del cristianesimo, che divide la bellezza dalla bontà e dalla verità spaccando in due il concetto classico di kalokagathon – bellezza e bontà saldate in una sola parola». La separazione tra bellezza e moralità, tra estetica e giustizia, è una delle contraddizioni storiche più profonde della nostra cultura. Il cristianesimo, con la sua visione dualistica del mondo, ha separato ciò che è bello da ciò che è buono, ritenendo che la bellezza fosse solo un piacere effimero e ingannevole, mentre la bontà doveva essere riservata alla virtù interiore, al sacrificio, all’umiltà.
La lunga storia della filosofia cristianizzata «ha separato l’etica dall’estetica, la Giustizia dalla Bellezza, così che generalmente non crediamo si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti, né che i piaceri dei sensi siano una via verso la verità». La bellezza, quindi, è stata demonizzata, relegata a una distrazione superficiale, mentre la bontà e la verità sono state presentate come imperativi morali che dovevano essere perseguiti a discapito dei piaceri immediati e delle attrazioni sensoriali. Questa visione ha influenzato profondamente la nostra cultura, portandoci a credere che la bellezza fosse futile, un aspetto irrilevante nella ricerca di una vita virtuosa e giusta.
UN GRANDE LIBRO DI SEDUZIONE! Questo saggio, quindi, non è solo una riflessione filosofica, ma una invocazione alla seduzione della bellezza, un invito a riappropriarci di quella parte di noi che è legata al piacere, alla bellezza e alla sensualità, senza sensi di colpa. Hillman ci invita a sedurre la nostra anima con la bellezza, a non temere di esplorare quelle sfumature della nostra psiche che sono legate al desiderio e all’attrazione, e ci spinge a ripensare alla bellezza come a un veicolo per la verità e la giustizia.
In conclusione, questo articolo ci invita a sfidare le nostre convinzioni e a guardare la bellezza sotto una nuova luce. Non è solo un concetto superficiale, ma una dimensione profonda che ci connette al cuore della vita, un cammino che può essere sia seducente che liberatorio, se solo impariamo a riconoscere il suo vero potere.