Come l'Autoreferenzialità Plasma la Realtà
Per più di vent'anni ho bazzicato negli ambienti di storici, filosofi, psicologi e scienziati... e una delle cose che ho notato, che mi ha fatto riflettere profondamente e che spero faccia lo stesso anche con te, è un fenomeno che si ripete, sia nelle conversazioni quotidiane che nelle opere più "alte" della cultura: il riferimento a sé stessi, che spesso sfocia in un fenomeno chiamato autoreferenzialità.
Ti è mai capitato di ascoltare un storico raccontare un evento storico, magari una guerra o una rivoluzione, e di sentire che qualcosa non quadrava? Come se non stesse solo raccontando ciò che è accaduto, ma stesse anche proiettando qualcosa di suo dentro quella storia? Forse sì, forse no, ma io l'ho notato per anni. Ed è un fenomeno che non riguarda solo gli storici: ognuno di noi, in qualche modo, fa lo stesso.
Gli storici, pur cercando di essere obiettivi e neutrali, portano inevitabilmente con sé il proprio punto di vista, le proprie convinzioni e i propri valori. Così, quando raccontano un episodio del passato, anche se cercano di spiegare "la verità" di ciò che è successo, inevitabilmente filtra attraverso la loro lente personale. E questo processo, che io chiamo "autoreferenzialità", è esattamente ciò che accade quando un pensiero o una riflessione non riescono a staccarsi dal punto di vista dell'individuo che li esprime.
Un esempio potrebbe essere un storico che racconta una guerra mettendo molta enfasi su concetti come libertà e democrazia. Non è solo una spiegazione del conflitto che ha avuto luogo, ma anche un riferimento alla sua visione del presente: la libertà e la democrazia sono concetti che oggi lo riguardano, lo toccano emotivamente. Quindi, anche se racconta un fatto storico, sta usando quella storia per riflettere i suoi ideali. Non è un problema di cattiva fede, ma un fenomeno umano che può accadere ogni volta che cerchiamo di raccontare qualcosa di complesso e importante.
E tu, cosa fai quando racconti qualcosa?
Siamo tutti un po' storici nelle nostre vite quotidiane. Ogni volta che parliamo, soprattutto quando parliamo di esperienze personali, proiettiamo sempre parte di noi stessi in ciò che raccontiamo. Non è male, è semplicemente umano. Ma ci siamo mai chiesti se ciò che raccontiamo è filtrato da un nostro punto di vista che ci impedisce di vedere la realtà in modo obiettivo? La seduzione stessa è una forma di narrazione, un racconto che creiamo mentre interagiamo con gli altri. E, come nel caso degli storici, può capitare che la nostra interpretazione della situazione sia più influenzata dal nostro ego e dalle nostre emozioni che dalla realtà vera e propria.
Questo processo di autoreferenzialità non è solo un fenomeno storico o intellettuale, ma qualcosa che ci accompagna in ogni nostro incontro. Quando siamo troppo concentrati su noi stessi e sulle nostre esperienze, rischiamo di perdere il contatto con ciò che l'altro ci sta veramente offrendo. La seduzione, come ogni interazione umana, richiede ascolto genuino, una volontà di aprirsi senza proiettare solo ciò che ci fa comodo.
Mi auguro che questa riflessione ti faccia pensare. Ogni volta che raccontiamo una storia, che si tratti di un fatto storico o di un incontro con qualcuno, facciamo anche un atto di auto-riflessione. Imparare a riconoscere quando ci stiamo riferendo a noi stessi e quando invece stiamo cercando di vedere le cose per come sono davvero è un passo importante, sia nelle relazioni che nella vita in generale.