Non Abbasso il Livello. Alzo le Aspettative.
Viviamo in un mondo dove, per essere ascoltati, spesso ci viene chiesto di semplificare, tagliare, ridurre.
Parlare “alla portata di tutti”.
Ma io mi permetto di dire: no, grazie.
Se frequento ambienti ad alto livello culturale, se parlo di certi temi con naturalezza, se uso parole che qualcuno definisce “difficili”, non è per vanità.
È per abitudine.
È per scelta.
È per coerenza con il mio mondo.
A volte scrivo per chi può capire, non per chi vuole fraintendere.
E se qualcuno trova ciò che dico “incomprensibile”, esistono solo due strade:
1 - Mi si chiede, con apertura, di chiarire.
2 - Ci si impegna ad alzare il proprio livello di ascolto.
Perché la verità è che la profondità non è mai casuale.
Richiede attenzione.
Richiede volontà.
Richiede umiltà intellettuale.
Scrivere — o parlare — con un certo stile non significa escludere.
Significa invitarvi ad entrare in un piano più alto.
Uno spazio in cui le parole non sono gettate per terra, ma pesano, suonano, aprono mondi.
E se ti senti fuori posto, non è un giudizio.
È solo un’opportunità:
Per imparare,
Per chiedere,
Per crescere.
Ma se non ti interessa capire, e pretendi che io “scenda” per adattarmi…
mi dispiace.
Non sono io quello da cambiare.
Non abbasso il livello.
Chi vuole stare a tavola con me… impara a reggere la conversazione.
E magari — nel frattempo — scopre qualcosa di sé che non sapeva.