Due Apprendisti Seduttori: Tra l'Idiota Spirituale e l'Idiota Sociale
Quando la seduzione non si impara solo a letto, ma anche nella testa e nel cuore
Nella mia vita ho conosciuto due tipi molto particolari di apprendisti seduttori. Non si erano mai incontrati tra loro, ma parlavano entrambi a me. Uno mi sussurrava con voce intensa: "Non diventare un idiota sociale". L'altro, con uno sguardo che sembrava oltre il tempo, mi avvertiva: "Attento a non restare un idiota spirituale".
Sembravano venire da due mondi diversi. Il primo era pratico, concreto, incarnato. Parlava di corpo, di sguardo, di come sedersi, di come tenere in mano un bicchiere senza sembrare uno che ha paura di vivere. L'altro invece era un mistico disilluso. Non gli interessava il successo, ma la presenza. Non gli interessavano le donne, ma la coscienza. Uno mi diceva: "Seduci con la tua personalità". L'altro: "Sii nessuno, perché solo il vuoto seduce davvero".
Ero confuso. Dentro di me li sentivo entrambi veri. Ma ogni volta che seguivo uno, rischiavo di deridere l'altro. Quando diventavo troppo sociale, elegante, affilato nelle parole, l'idiota spirituale in me sussurrava che stavo solo cercando approvazione. Quando invece mi chiudevo nel silenzio, nel respiro, nel tentativo di restare "presente a me stesso", l'altro mi urlava che mi stavo auto-sputtanando, che non ero più capace nemmeno di guardare una ragazza negli occhi.
Chi aveva ragione? Chi dei due andava seguito? Forse nessuno. O forse tutti e due.
Mi sono accorto col tempo che questi due apprendisti non erano altro che parti di me. Due funamboli sul filo dell'identità. Uno mi diceva: "Allenati a piacere, perché chi non sa piacere spesso è solo uno che ha paura di esporsi". L'altro ribatteva: "Sii te stesso anche se non piaci, perché solo chi non ha bisogno di piacere può amare davvero".
E a quel punto ho cominciato a vedere: non erano in contraddizione. Erano alleati travestiti da rivali. Il primo mi allenava al mondo, il secondo mi allenava all'essere.
Il primo mi insegnava a entrare in una stanza con il corpo radicato, il petto aperto, lo sguardo consapevole. A camminare tra le persone come se avessi qualcosa da dare, non da elemosinare. A non avere paura delle donne belle, perché la vera bellezza non la possiedi, la ospiti.
Il secondo mi chiedeva di tornare a casa e, nel silenzio, sciogliere le illusioni. Mi spingeva a respirare, a stare, a guardare le mie paure senza cercare di fuggirle con una battuta pronta o con un'altra conquista.
E allora è successo. Un giorno, mentre osservavo il cielo, mi è arrivata una frase semplice:
"Non siamo ciò che pensiamo. Ma se non attraversiamo anche ciò che pensiamo, non lo sapremo mai."
Sì, perché le idee, le strategie, i giochi sociali... sono tutte nuvole. Ma non puoi ignorarle, devi passarci dentro. Solo attraversandole puoi scoprire che sei il cielo.
L'idiota sociale rifiuta il corpo e le regole del mondo. L'idiota spirituale disprezza il piacere e si nasconde dietro parole vuote. Ma chi impara a sedurre e a perdersi, a mostrarsi e a sparire, a giocare senza identificarsi, ecco, quello è l'apprendista che può diventare maestro. Un maestro senza trono, senza cattedra, ma con uno stile che si vede anche nel silenzio.
Per questo oggi non seguo più uno o l'altro. Li lascio dialogare dentro di me. Li ascolto, li lascio litigare, e poi scelgo. Non per strategia, ma per armonia.
Perché ho capito che la seduzione vera non è né quella di chi domina le tecniche, né quella di chi le rifiuta in nome dell'essere. Ma è quella di chi attraversa tutte le maschere, fino a scoprire che il volto più potente è quello che non chiede nulla.
Ed è in quel momento che lo sguardo diventa magnetico. Non perché cerca. Ma perché vede.
E allora...si apre uno spazio. Non serve più spiegare. Solo restare. E chi ti guarda, lo sente.