Illusioni a Lume di Bottiglia

Non sei in vetrina per essere scelto. Sei in scena per capire chi resta quando smetti di fingere.

Seduzione o Comparse in Bottiglia?

Quando entri in un locale per conoscere persone, non per venerare le etichette

Io nei locali ci vado come ci vanno (quasi) tutti: per conoscere ragazze, per allargare il giro, per respirare vibrazioni vive e possibilmente senza etichetta, che siano di bottiglia o di status sociale. Non ci vado per contemplare le luci al neon o per inginocchiarmi davanti a un Dom Pérignon come fosse un totem postmoderno.

Se mi invitano a un tavolo, ci vado — certo. Ma non vado a conoscere lo champagne, vado a conoscere le persone. E se ci sono ragazze interessanti, sensuali, vive... sì, mi piace l'idea di flirtare, giocare, e magari anche di fare sesso, perché non c'è nulla di male nel desiderio, se è autentico, condiviso, e soprattutto non camuffato da moralismo ipocrita o da corteggiamento col certificato ISO9001.

Il punto vero è che spesso, in Italia soprattutto, si fatica a trovare relazioni che non puzzino di disperazione o strategia da discount emotivo. C'è una fame sociale che mette tutti sulla difensiva. E in mezzo a questa fame, provare a vivere la seduzione con leggerezza, rispetto e anche sana carnalità è già un gesto rivoluzionario, e pure erotico, se vogliamo.

Ci hanno cresciuti per tremila anni tra crociate, confessionali e patriarcati inamidati. Il piacere è stato colpevolizzato, il desiderio ostracizzato, e la seduzione... ridotta a marketing o a brutta copia del galateo borghese. Così oggi, quando un uomo si avvicina con spontaneità e voglia di conoscere, viene spesso frainteso o bruciato dal cinismo altrui.

Ma vogliamo dirla tutta? Quando vedo un gruppo di ragazze, a me piace arrivare con un paio di bottiglie e iniziare una conversazione vera, non preimballata come la carta dei cocktail. Quelle bottiglie non sono status, ma pretesti. Sono l'equivalente moderno del tamburello gitano o del fazzoletto lanciato in pista: ti sto dicendo che sono qui, che non mi nascondo, che mi espongo. Ti va di giocare?

Però, se mi invitano a un tavolo dove nessuno dialoga, dove si sorride solo con gli occhi e i corpi sono più rigidi di un codice IBAN... allora che ci sto a fare? Non sono mica un accessorio da posizionare fra la borsa griffata e il bicchiere.

Se un tavolo non ti permette di conoscere nuove persone, di allargare il cerchio, di sentire che la tua presenza ha un senso oltre il portafoglio, non è un tavolo: è un espositore. E io non sono un manichino.

E qui lo diciamo senza finta sobrietà: sì, mi piacciono le ragazze belle, quelle che ti guardano negli occhi come se ti stessero già spogliando ma con la grazia di chi ti ha già vestito con la loro attenzione. E sì, ho voglia di scopare, perché no? Ma non con chi ti tratta come un "cliente" da fidelizzare, mentre litiga con l'amica per chi ha portato il bicchiere più colmo.

È grottesco vedere certe ragazze prendersela tra loro perché si contendono i "clienti"... Ma clienti di cosa? Della bottiglia che non hanno pagato o delle storie Instagram in cui sembrano attrici porno travestite da testimonial di prosecco? Clienti che forse si aspettano di conoscere lo champagne, ma che invece troverebbero più gusto a conoscere le fighe vere, quelle che ti guardano e ti dicono: "Io non ho bisogno di nulla, ma potremmo divertirci moltissimo insieme".

E invece no: troppe fanno le dive e le suore a rotazione settimanale. Una volta al mese riescono persino a sembrare persone. Per il resto, tutte impegnate a mantenere una figura che somiglia più a un brand che a un corpo vivo. E allora no, grazie. Io non faccio parte di quel teatrino. Io voglio l'odore della pelle vera, il tono della voce che non cerca consensi ma crea vibrazioni. Voglio il tipo di ragazza che non litiga per un posto al tavolo, ma ti invita a costruirne uno nuovo.

Perché la seduzione, quella vera, non è una gara tra chi ha più contatti (numeri di telefono), ma un'arte spietata e affascinante di restare vivi, nudi e autentici, anche in mezzo alla vetrina.

E se a te questo disturba, se ti sembra volgare o troppo diretto, forse è perché non hai ancora fatto pace con il tuo stesso desiderio, che è lì, sotto il trucco o la barba, pronto a chiedere solo una cosa: "Posso respirare senza dovermi vendere?"

La risposta, almeno per me, è: sì, ma solo se ho intorno esseri umani, non cartelloni pubblicitari in carne e tacchi.

Allora, caro lettore, cara lettrice, ti faccio una domanda, con il tono più semplice del mondo:

Hai mai sentito che una conversazione potesse accenderti più di una notte intera passata a esibire status?

Se la risposta è sì, allora sei ancora vivo.

E se la risposta è no, non preoccuparti: la seduzione non è rinata. Sta solo aspettando che tu smetta di farti selfie con lo sguardo spento e cominci, finalmente, a guardare.

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