Gli Apprendisti Seduttori che Nessuno Ha Visto Arrivare
di Duca Ale Robusti
C’erano, un tempo — o forse devono ancora arrivare — degli apprendisti seduttori strani.
Diversi da quelli che si sentono oggi nei corsi, nei manuali, nei video dove il successo è una tabella e la seduzione una sequenza di like.
Questi, invece, parlavano da donne.
Non per farsi capire, ma perché si capivano già.
Erano pochi. E spesso venivano derisi.
Non facevano comizi, non lanciavano slogan.
Li vedevi in televisione e dicevi: “Questo è strano…”
Poi ti accorgevi che era troppo vero per sembrare normale.
Uno ti parlava di desiderio e ti sembrava di essere nudo,
un altro ti diceva che “la vera bellezza va un po’ nascosta, o scoperta non sarà mai”
e tu sentivi che stava parlando di te anche se non ti aveva mai visto.
Erano uomini che erano anche donne,
e donne che erano anche uomini,
non per ambiguità, ma per completezza.
Non avevano follower.
Avevano frasi che ti restavano nel corpo per anni.
Non ti insegnavano a rimorchiare.
Ti insegnavano a non avere più bisogno di “rimorchiare” perché eri già completo.
Ti facevano smettere di cercare per cominciare a vedere.
Un giorno, uno di questi — ne ricordo solo la voce, non il nome — disse:
Una donna vera non è quella libera.
È quella che è libera anche in una gabbia.
E poi, se vuole, la gabbia se la mangia.
Lo disse con una dolcezza crudele.
E io pensai: ecco cosa vuol dire sedurre.
Vuol dire essere abbastanza interi da dire la verità con tutto il corpo.
Non li troverai nei corsi, questi apprendisti seduttori.
Le donne non li hanno riconosciuti davvero — non perché non guardassero, ma perché nessuno le aveva preparate a vederli.
Gli uomini li hanno scambiati per provocatori, perché non usavano il tono giusto del branco.
I media li hanno ridotti a macchiette, perché non servivano al format.
Eppure... scrivevano per tutti.
E ci sono ancora, se impari ad ascoltare chi non si impone.
Chi ama senza prendere.
Chi ti guarda e non chiede nulla — ma ti cambia il sangue.
Non perché vuole entrare in te.
Ma perché ti costringe a entrare, per la prima volta, in te stesso.
E sì, se vi state chiedendo di chi parlo… forse di nessuno.
O forse, di chi ho letto ieri notte
e mi ha fatto venire voglia di vivere da apprendista vero.
Da apprendista che non ha più bisogno di conquistare, ma solo di capire.
So cosa stai pensando.
“Sì, ma scopava?” Scopava eccome.
Ma non nel modo in cui te l’hanno insegnato i tutorial.
Chi scopava con lui… poi non riusciva più a scopare con nessun altro allo stesso modo.
Come succede quando hai suonato con un musicista vero.
Come quando hai giocato in una squadra vera.
Come quando hai amato una persona che non voleva prenderti, ma mostrarti che eri già intera.
E da lì in poi, il resto del mondo sembrava suonare stonato.
Perché non si tratta di sesso.
Si tratta di presenza.
Quella cosa che non puoi fingere.
E che, una volta che l’hai sentita…
non puoi più dimenticarla.