Un’epifania Silenziosa

 

L’attimo in cui non succede nulla, ma dentro cambia tutto.

Un’epifania silenziosa

Non arriva con tuoni, non rompe il cielo.
Non esplode come la gioia, né taglia come il dolore.
Non fa rumore. Ma cambia tutto.

Un’epifania silenziosa non si annuncia.
Non entra in scena, non vuole testimoni.
Si siede accanto a te, senza che tu te ne accorga.
E quando la noti, è troppo tardi per tornare indietro:
sei già stato visto, accolto, compreso.
Per intero.

Non è un luogo, no.
Non ci sono coordinate, né indirizzi da scrivere su una busta.
È il momento in cui qualcosa dentro smette di combattere.
Il respiro si fa pieno.
Il giudizio scivola via.
E il mondo, tutto il mondo, ti restituisce a te stesso.

È la tazza che bevi distrattamente, e all’improvviso ha il sapore dell’infanzia.
È la piega del cuscino che trattiene la tua forma anche dopo che ti sei alzato.
È lo sguardo di chi ti ha visto nudo di difese e non si è voltato.

Un’epifania silenziosa è come il solletico di una formica.
Invisibile. Inattesa. Irrinunciabile.
Ti solletica l’anima e ti costringe a restare fermo,
perché il solo movimento che conta ora è dentro.

E tu, per la prima volta dopo tanto,
non hai bisogno di nulla per sentirti intero.

Non chiedi più dove andare, con chi stare, cosa diventare.
Hai smesso di cercare l’approvazione di stanze che non ti volevano.
Hai cessato di bussare a porte chiuse.
Ti sei aperto tu.
Silenziosamente.
Definitivamente.

Ed è lì che il posto – non il luogo, ma l’epifania –
si rivela.
E non se ne va più.

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