Io sono contro.
Io sono contro chi vuole impedire alla mia libertà di esprimersi.
Contro chi crede di potermi dire cosa fare, cosa non fare, dove andare, con chi stare.
Contro chi tenta di spezzare le mie ali —
anche solo con un consiglio travestito da premura,
anche solo con uno sguardo che giudica silenziosamente il mio volo.
Io sono contro chi vuole pianificare le mie emozioni,
standardizzare i miei desideri,
normalizzare il mio caos creativo.
Perché quando io provo, quando io sento,
non sto cercando il loro permesso.
Sto planando sugli spazi immensi delle coscienze,
sto cercando l’infinito valore delle cose —
quelle che loro non vedono, o fingono di non vedere.
Io sono contro chi vuole decidere per me.
E questo vale per chiunque:
per una cubista che pretende di assegnarmi un posto,
per una PR convinta di potermi classificare,
per un algoritmo che vorrebbe suggerirmi la vita in base alle statistiche,
o per chi vende corsi con la pretesa di insegnarmi chi essere e cosa volere.
Ascolto chi ha qualcosa di vero da dire,
ma non accetto che qualcuno usi il sapere come leva per comandarmi.
Un corso può ispirare — non sostituire la mia scelta.
No.
Io non sono un target.
Non sono un follower.
Non sono una posizione da occupare nel locale giusto.
Sono un essere che sceglie. Che sente. Che crea.