Non la Cercavo. La Creavo Senza Mappe...

Non volevo averla. Volevo restarle addosso.

Il gioco che non c’è

La prima volta che l’ho incontrata, sembrava così naturale. Come se fosse la cosa più normale del mondo, ma nel profondo sentivo che sarebbe stata tutt'altro. Non c’era fretta, nessuna pressione. Sapevo cosa volevo, ma non avevo alcuna intenzione di farlo sembrare un obiettivo. Il mio desiderio non era quello di "conquistarla". Oh no, io non sono uno che conquista, sono uno che lascia un segno. È diverso.

Eravamo seduti, entrambi, di fronte a un caffè che non era altro che il pretesto per parlare, per scoprirci. E non intendo dire che ho cercato di incatenarla con le parole. No, è stato qualcosa di diverso. Come se stessimo tessendo un filo invisibile che ci avvicinava, senza affrettarci a tirarlo. Ogni parola che dicevo non era mai una dichiarazione, ma una provocazione. Un'osservazione leggera, ma tagliente. C'era quel sorriso malizioso che dicevo con gli occhi, come se ogni frase fosse una sfida, un invito a scoprire quel non detto che si celava dietro.

"Tu non credi che il piacere venga da un posto più profondo di ciò che mostriamo?" Le dissi, lasciando che il mio sguardo rimanesse fisso. Non stavo cercando risposte. E nemmeno lei.

Ma poi la sua reazione… Ah, è stato quello che cercavo. Non un’indignazione o una risposta logica. No, era come se avesse capito immediatamente che ero lì per farle sentire qualcosa di diverso. L’aria tra di noi si è fatta più densa, più elettrica. Non è stato il mio corpo che l’ha attratta, ma quello che c'era dietro ogni parola, il mistero che creavo senza nemmeno accorgermene.

"Quindi, cosa proponi?" mi chiese, lasciando cadere il gioco del "così ci conosciamo". Ora non c'era più niente di casuale in ciò che stava succedendo. Volevo che sapesse che ogni mossa non era mai un passo verso una fine. No. Ogni passo era una sfida al suo desiderio, al suo controllo, alla sua capacità di resistere.

"Non propongo nulla. Non ancora," dissi, mantenendo il tono calmo, mentre la guardavo nei suoi occhi, senza fretta. "Solo che a volte le cose più intense non le facciamo mai, ma le sentiamo, proprio qui," aggiunsi, toccandomi appena la tempia, come se stesse accadendo qualcosa dentro, una tensione che solo noi potevamo sentire. Il mio gesto, apparentemente insignificante, aveva fatto il suo lavoro. Non c'era più quella separazione tra noi. Il desiderio era già iniziato.

Non le dissi che ero lì per farla desiderare. E non le dissi che avrei usato ogni suo respiro contro di lei, ogni battito del suo cuore come una melodia che stavo imparando. Non c’era bisogno di dirlo. Il gioco si faceva sotto la superficie, senza che nessuno dei due lo ammettesse. La tensione che si era creata in quel momento era il nostro gioco segreto.

Mi avvicinai di più, non per toccarla, ma solo per ridurre lo spazio, per farle capire che non avevo paura di avvicinarmi, ma che non l’avrei mai fatto completamente. Mi fermai lì, nel mezzo, dove il piacere può essere solo una promessa che non si svela mai del tutto.

"Ti sei mai chiesta," le chiesi, inclinando appena la testa, "cosa accadrebbe se non fosse mai il corpo a guidarci, ma quello che sta dentro? La mente, il cuore, quel filo che non tocchiamo mai?"

Era lì, bloccata nel mio sguardo, nel mio gioco. Non c’era più bisogno di parole. La seduzione sessuale non si costruisce solo sui corpi. Si costruisce sull’intensità emotiva, su quello che non si dice, su quella tensione che si alza in modo naturale, come la marea che lentamente inonda la spiaggia, senza mai schiantarsi in un’onda.

Alla fine, quando finalmente ci avvicinammo, non c’era niente di urgente, nessun corpo che voleva essere posseduto. Volevo solo che lei sentisse di più. Volevo che sentisse ogni parte di sé stessa risvegliata da ogni parola che avevo detto, ogni sfumatura che avevo lasciato sospesa nell'aria.

E quando ci siamo separati, con un ultimo sguardo che ci ha fatto capire senza parole che avremmo continuato a giocarci, sapevo che non l’avrei mai posseduta. Ma mi avrebbe ricordato. E questo, sì, era il mio scopo. Non avere. Solo lasciare un segno che non si cancella. Un ricordo che si trasforma in desiderio, una promessa che non è mai stata completamente mantenuta, ma che continua a crescere dentro di lei.

PS: Questo non è un blog per adulti, ma un spazio per esplorare l'arte della seduzione in modo profondo e consapevole. Qui non si tratta di consumare piacere, ma di costruire connessioni autentiche, stimolare il desiderio mentale ed emotivo e lasciare un segno indelebile. Non parliamo di relazioni superficiali o di gratificazione immediata, ma di come far crescere la tensione, mantenendo sempre un gioco di mistero e curiosità che va oltre il corpo.

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